Quel subdolo ricattatore chiamato DOC.
- Dott.ssa Heyra Del Ponte
- 9 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un perfido e subdolo ricattatore, alle cui richieste iniziali è facile cedere, perché esige pochi euro per un po' di tranquillità.

"La distanza che si è incuneata fra me e la mia felicità non era il mondo, non erano le bombe e le case in fiamme, ero io, il mio pensiero, il cancro di non lasciare mai la presa, l'ignoranza è forse una benedizione, non lo so, ma a pensare si soffre tanto, e ditemi, a cosa mi è servito pensare, in che grandioso luogo mi ha condotto il pensiero?"
(Jonathan Safran Foer)
Il disturbo ossessivo compulsivo (detto anche DOC) si riconosce dalla presenza delle ossessioni, che sono dei pensieri intrusivi che si presentano nella mente della persona e sono vissuti come qualcosa di molto disturbante ed estraneo alla propria identità personale. Per cercare di alleviare l’ansia, che viene generata dalle ossessioni, la persona emette delle compulsioni, dette anche rituali. Le persone che hanno il DOC si sentono ostaggi di questo disturbo e si trovano a ripetere, più e più volte e per molto tempo in termini di ore, una stessa azione senza aver nessun controllo su di essa.
Le ossessioni metaforicamente sono paragonabili ad un pezzo di carne che mastichiamo a lungo e non riusciamo a mandare giù.
I rituali possono essere di vario tipo: impiego di formule magiche, preghiere, monitoraggio della memoria, conteggi, lavaggi, controllo, ripetizione di azioni, toccare oggetti, evitamento, soppressione di determinati pensieri. Questi comportamenti sono controproducenti: se è vero che nel breve termine attenuano l’ansia, allo stesso tempo fanno sì che la persona attribuisca importanza ai propri pensieri e alle proprie sensazioni, credendo che abbiano particolare potere, significato e rilevanza. Le persone che utilizzano queste strategie di neutralizzazione agiscono come se il pensiero è importante e reale, invece di attribuire il problema al timore di avere quel determinato pensiero.
Facciamo un esempio: il paziente con ossessioni di contaminazione crede che il suo problema è di essere contaminato dai germi, piuttosto che quello di avere dei pensieri in merito alla contaminazione. Così facendo, la persona non riesce a rendersi conto che i suoi sono soltanto dei pensieri, mantenendo così in vita le sue credenze a riguardo. L’obiettivo della psicoterapia è proprio ridare a questi pensieri ossessivi il loro ruolo, quello di eventi irrilevanti e di passaggio nella mente del paziente.
Alcuni pazienti con disturbo ossessivo compulsivo tendono a fare costanti richieste di rassicurazione ai familiari ed agli amici, riguardo alle proprie preoccupazioni. Ad esempio, se temono la contaminazione, chiedono spesso se certi oggetti o certi cibi sono stati lavati, se nessuno ha toccato le loro cose, se gli altri si sono lavati dopo essere stati in bagno o dopo aver toccato animali o cose “sporche”. Se invece temono future disgrazie a causa di loro omissioni o dimenticanze, chiedono agli altri se hanno chiuso il gas, la porta di casa o la macchina, se non hanno per caso urtato qualcuno con la macchina o se non hanno tracce di sangue addosso. In ogni caso, le richieste di rassicurazione assumono in tutto e per tutto la funzione di un comportamento tranquillizzante, al pari delle compulsioni. Le compulsioni e le rassicurazioni mantengono in vita la problematica.
Molte persone che soffrono di disturbo ossessivo compulsivo provano imbarazzo e vergogna, pensando di avere qualcosa che non va, e per questo motivo non cercano subito aiuto. Ma il passare del tempo può aggravare la sintomatologia ossessiva e può cronicizzare il problema, anche se con fasi altalenanti di miglioramento e di peggioramento, fino a compromettere il funzionamento in diverse aree di vita.
Espressioni comuni che mi vengono riportate da questi pazienti, durante il primo colloquio, sono: “Non capisco perché mi comporto così”, “Forse sto impazzendo!” o “Se le persone sapessero che ho questi pensieri mi prenderebbero per matto!”.
Una grande parte della sofferenza di chi soffre di DOC dipende proprio dal fatto di rendersi conto della esagerazione o irrazionalità dei propri timori e dei propri comportamenti; questa consapevolezza spinge a contrastare ossessioni e compulsioni, con effetti che generalmente aggravano i sintomi e la sofferenza.
In tal proposito, è importante sapere che la natura dei pensieri ossessivo-compulsivi non è molto diversa dai pensieri che passano occasionalmente nella testa di ogni persona. Stimoli interni o esterni, anche banali, attivano in tutte le persone pensieri, immagini e impulsi, spesso assurdi, eccessivi e irrazionali. Se tali esperienze non creano conflitto con il sistema cognitivo della persona e suscitano emozioni tollerabili, esse scompaiono nel giro di pochi secondi. Se invece, le emozioni risultano insopportabili, perché in conflitto con il sistema cognitivo delle credenze della persona o perché prova di un pericolo imminente, si hanno reazioni emotive intense e la messa in atto delle compulsioni.

Il DOC è un perfido e subdolo ricattatore, alle cui richieste iniziali è facile cedere, perché esige pochi euro per un po' di tranquillità. Ma se iniziamo a versare questi pochi euro ogni giorno, il ricattatore alzerà la posta chiedendo sempre di più. La strategia più efficace è quella di ignorare le sue richieste e non dargli ascolto, iniziando a considerare le sue minacce infondate. Ovviamente, se finora abbiamo versato diligentemente le somme di denaro e decidiamo di provare a smettere, il ricattatore inizialmente reagirà alzando il tono della minaccia. Quanto più saremo forti a non farci intimorire e a continuare la nostra vita come se non esistesse, tanto più velocemente gli toglieremo potere e si rassegnerà a lasciarci in pace.
Comentarios