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PARLARE IN PUBBLICO

La paura di parlare in pubblico si manifesta con un forte timore di non essere all’altezza, di essere giudicati dal pubblico che ci osserva e ascolta, causando imbarazzo e vergogna.

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I sintomi più comuni generati dalla paura di parlare in pubblico sono:

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  • ansia

  • tachicardia

  • balbettio

  • sudorazione

  • annebbiamento mentale

  • vertigini

  • rossore del volto

  • dolori grastrointestinali

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Inoltre saranno presenti dei pensieri negativi e catastrofici del tipo:

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  • “La mia voce tremerà finché mi bloccherò”

  • “Comincerò a balbettare”

  • “Ciò che dirò non interesserà nessuno”

  • “Tutti si accorgeranno che sono in ansia”

  • “Sarò così in ansia da perdere il controllo (avrò un vuoto di memoria, non saprò cosa dire)”

  • “Farò la figura del fallito”

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Se credi che l’immagine che stai dando sia di una persona incerta, incompetente e rossa in viso, sarai portato a pensare che anche chi ti sta ascoltando stia avendo la stessa impressione e ciò non farà che aumentare la tua ansia.

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Per evitare le conseguenze temute chi teme di parlare in pubblico utilizza quelli che sono definiti comportamenti protettivi. Tali comportamenti sono delle strategie che la persona mette in atto credendo di poter meglio controllare alcuni sintomi. In realtà non  sono utili poiché amplificano i sintomi, perpetuano l’ansia e le credenze dell’individuo di essere valutato negativamente, nonché interferiscono negativamente con la prestazione.

 

Ad esempio, reggere molto saldamente una tazza per tentare di controllare un lieve tremore della mano può impedire i normali movimenti rendendo il movimento estremamente impacciato; similmente, evitare il contatto visivo per non attirare l’attenzione dell’altro è un segnale che non agevola l’interazione con l’altro. 

 

I comportamenti protettivi, quindi, al contrario di quello che pensiamo, ci fanno apparire più impacciati, goffi o meno disponibili all’interazione.

Come superare la paura di parlare in pubblico?

Il primo consiglio è impostare un discorso lineare dividendolo in tre parti: introduzione, spiegazione e conclusione. Scegliere una struttura lineare del discorso permetterà al pubblico di seguirti con più facilità. Questo fino a quando non avrai preso un po’ più di confidenza nel parlare in pubblico; poi potrai sbizzarrirti ed arricchire il tuo discorso.

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Secondo consiglio: cerca sempre di conoscere bene l’argomento di cui parli e non limitarlo ad una conoscenza mnemonica. Non esiste cosa più stressante che l'idea di dover memorizzare un discorso e ciò che a te non serve è proprio lo stress. Più ti alleni nell’esporre lo stesso concetto con parole differenti e più sarai in grado di riprendere il filo del discorso in ogni momento. Esercitati quindi ad esporre il tuo discorso più volte ad alta voce, anche da solo.

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Infine, non pensare di voler eliminare le emozioni. Certo, provare un’emozione molto forte di ansia e paura non aiuta e quella andrà modulata. Ma provare una piccola dose di ansia è normale e funzionale  anche per i più navigati. Essa ci permette di avere un livello di attenzione più alto e di essere più concentrati. Inoltre un discorso senza emozioni non funziona. Il pubblico non vuole ascoltare un messaggio asettico e monotono, ma ha bisogno di creare con voi un legame emotivo. Le emozioni permettono al pubblico di ricordare il vostro discorso. Perciò se volete assicurarvi che l’audience memorizzi un messaggio dovete assicurarvi che questo venga trasmesso attraverso un'emozione.

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Se ti rendi conto che questi consigli non ti permettono di gestire da solo i livelli di ansia legati alla paura di parlare in pubblico, rivolgiti ad un terapeuta che ti aiuterà a:

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  • Imparare come controllare i sintomi fisici dell’ansia attraverso il training di rilassamento e gli esercizi di respirazione addominale;

  • Riconoscere i pensieri negativi e disfunzionali che scatenano e alimentano l’ansia sociale sostituendoli con punti di vista più equilibrati e razionali;

  • Fare degli esercizi che mostrano gli svantaggi che derivano da uno spostamento dell’attenzione sul sé (piuttosto che sugli altri) e dei comportamenti protettivi;

  • Affrontare le situazioni temute in modo graduale e sistematico, invece di evitarle;

  • Utilizzare delle riprese video del paziente per confrontarlo con i suoi bias su come appare all’esterno. Solitamente si sorprendono per quanto osservano. Essi si aspettano di sembrare molto più nervosi e ansiosi di quanto, invece, non appaiano nei video (“Ma sono molto meno rosso di quanto non pensassi!”);

  • Training attentivo, per incrementare la capacità di focalizzarsi sugli altri.

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