Dott.ssa Heyra Del Ponte - Psicologa Psicoterapeuta - Pescara
IPOCONDRIA
L’ipocondria, o disturbo d’ansia per la salute, è una condizione di disagio caratterizzata da una preoccupazione eccessiva e infondata
riguardo la propria salute, tanto che qualsiasi sintomo fisico, anche lieve, viene interpretato come segno di patologia. I pazienti sono molto attenti ad ogni piccolo cambiamento somatico e tengono costantemente sotto controllo il loro fisico alla ricerca attiva della presenza di eventuali segni di malattia.
Nonostante le visite mediche ripetute, i molteplici esami diagnostici e le rassicurazioni da parte dei medici, la paura di avere una grave malattia persiste. Per esempio, un soggetto preoccupato di avere una malattia cardiaca non si sentirà rassicurato dalla ripetuta negatività dei referti delle visite mediche, dell’ECG, o persino della angiografia cardiaca. Gli ipocondriaci, purtroppo, nutrono la ferma convinzione che i medici con cui sono venuti a contatto non siano stati in grado di capire la vera natura del loro problema e quindi di fornirne una soluzione adeguata.
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Alcuni esempi di preoccupazioni ipocondriache:
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pensare che un mal di testa sia indicativo di un tumore al cervello
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credere che un torcicollo sia un sintomo di avere la meningite
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credere che la tosse sia segno di un cancro ai polmoni
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pensare che un piccolo dolore al petto sia un attacco di cuore
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pensare che una piccola infiammazione sia un segno di AIDS.
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Si può parlare di ansia di malattia, ovviamente, solo se una valutazione medica completa ha escluso qualunque condizione medica che possa spiegare pienamente i segni o sintomi fisici.
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I pazienti con ipocondria immaginano il decorso della presunta malattia che li porterà al decesso e possono incorrere in disturbi di attacchi di panico quando la situazione temuta è giudicata immediata. Tipicamente avviene che la persona che prova ansia tenderà poi a mettere in atto specifici comportamenti finalizzati a ridurla.
Alcuni di questi consistono, per esempio, in ripetuti controlli del corpo come la palpazione dell’addome, l’autoesame per verificare la presenza di sangue nel retto o per individuare la presenza di noduli al seno, ecc. Le continue palpazioni solitamente provocano irritazione dei tessuti e traumatismi, a loro volta interpretati come un’ulteriore conferma della presenza della malattia.
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Altre persone, per evitare di preoccuparsi eccessivamente, mettono in atto dei comportamenti di evitamento, per esempio, evitare gli sforzi fisici, situazioni in cui si parla di temi di salute, o guardare programmi televisivi relativi a malattie.
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Un altro comportamento tipico che la persona sviluppa è il cosiddetto comportamento protettivo, che la persona ritiene utile al fine di prevenire il rischio di malattie future; per esempio, una persona preoccupata per il proprio sistema cardiovascolare assume un’aspirina al giorno o vitamine in assenza di specifiche indicazioni mediche o, ancora, si prescrive un periodo protratto di riposo.
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Ancora un comportamento caratteristico è la ricerca di rassicurazioni, che può essere agita in diversi modi: chiedendo continuamente informazioni e rassicurazioni ai propri familiari (portando anche le persone vicine a essere esposte ad alti livelli di stress), ricorrere continuamente a visite mediche, studio di articoli e libri di medicina e utilizzare il canale internet come fonte di informazione. Purtroppo quest'ultimo non sempre rappresenta un modo efficace di informarsi, in quanto il rischio di leggere informazioni inesatte o addirittura errate, o di leggerle in maniera non appropriata, è alto e di conseguenza la persona può essere mal informata anche riguardo ai possibili trattamenti scientificamente efficaci.
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E’ osservazione comune che i pazienti ipocondriaci abbiano un’immagine di sé caratterizzata dalla credenza di essere delle persone fragili, vulnerabili, deboli, soggetti alle malattie. Spesso nella storia del paziente ipocondriaco vi sono, specialmente nell’infanzia, malattie gravi ed esperienze pregresse di malattia o morte di un membro della famiglia.
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L’ipocondria riguarda una percentuale di persone compresa fra l’1,3 e il 10%, senza distinzione fra maschi e femmine: secondo dati riportati dal DSM V (il manuale statistico medico dei disturbi psichiatrici).
Come si cura l'ipocondria?
Secondo le attuali linee guida, il trattamento dell’ipocondria implica l’intervento psicoterapico e, se necessario, anche quello farmacologico. Per quanto riguarda le varie forme di psicoterapia, diversi studi indicano come trattamento di prima scelta la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Grazie alla terapia cognitivo-comportamentale è possibile decatastrofizzare i sintomi dell'ipocondria, modificando la percezione di sé stessi come più forti e con maggiore autoefficacia nei confronti della malattia.
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ll trattamento cognitivo-comportamentale si focalizza principalmente sull’individuazione e interruzione dei circoli viziosi tipici dell’ipocondria. La persona, infatti, per gestire l’ansia mette in atto una serie di comportamenti che diventano dei fattori di mantenimento del disturbo stesso.
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Molto importante è anche la parte psicoeducativa della terapia, tesa a fornire informazioni e delucidazioni rispetto all’ipocondria. In seguito, il paziente è invitato indagare quali meccanismi o situazioni attivano la sua ansia con l'obiettivo di costruire un modello alternativo e più adattivo di comprensione dei sintomi corporei spiacevoli che il paziente sperimenta.
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In una fase avanzata della terapia, vengono illustrate tutte quelle strategie comportamentali che aiutano il paziente a confrontarsi passo a passo con la situazione temuta, fino a far perdere a quest’ultima la sfumatura angosciante che spinge il soggetto ad evitarla.
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L’ ipocondria, inoltre, si accompagna spesso al timore della morte, una paura antica e condivisa dall’intera umanità che il paziente tenterebbe di controllare attraverso continui esami medici tesi a rassicurarsi e ad allontanare le fantasie concernenti la propria vulnerabilità. La terapia, perciò, non si concentrerà tanto nel rassicurare il paziente del fatto che non contrarrà nuove malattie, quanto l’invito alla consapevolezza dell’inevitabilità di questi eventi. Solo attraverso l’accettazione del nostro destino come esseri viventi, e quindi della caducità umana, il soggetto potrà tornare comprendere ed apprezzare la vita nel suo complesso.
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Gli psicofarmaci più spesso impiegati nella cura dell’ ipocondria sono gli antidepressivi triciclici e gli SSRI, in particolare la fluoxetina.