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ATTACCHI DI PANICO

Il disturbo da attacchi di panico è una patologia piuttosto diffusa; secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne soffre tra il 2% e il 3% della popolazione mondiale.

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Chi soffre di attacchi di panico vive ricorrenti e inaspettati episodi di ansia molto intensa durante i quali si manifestano una serie di sintomi psichici e fisici molto intensi che possono differire da persona a persona. Tra questi troviamo:

  • tachicardia

  • paura di morire

  • paura di impazzire o di perdere il controllo

  • mancanza di respiro

  • sensazione di irrealtà

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Spesso il primo attacco si verifica durante un periodo particolarmente stressante dell’individuo. Lo stress può derivare da eventi acuti (ad esempio un lutto, una malattia grave) oppure cronici (periodi di iperlavoro, scarso riposo, situazioni cronicamente conflittuali).

 

In generale, quando c’è un cambiamento importante nella vita dell’individuo questo può aumentare lo stress fisico o psicologico.

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Spesso chi ha avuto esperienza di uno o più attacchi di panico tende di conseguenza a sviluppare la paura e la preoccupazione che l’attacco di panico possa verificarsi nuovamente. Di conseguenza si sviluppa la tendenza ad evitare tutte una serie di situazioni che vengono considerate dalla persona come potenzialmente a rischio di un nuovo attacco e ad evitare i luoghi in cui gli attacchi di panico si sono già verificati o evitare luoghi dove risulta difficile poter tornare in posti familiari.

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Tali evitamenti possono risultare molto invalidanti e costrittivi per la persona che li vive, tanto da compromettere la qualità della vita: spesso la paura che si sviluppa rispetto all’attacco di panico costringe molte persone a non guidare, per esempio, per paura che un attacco di panico si verifichi alla guida e quindi di perdere il controllo in tale situazione. La persona arriva a questo punto a compromettere la propria autonomia.

 

Molte persone arrivano ad evitare di utilizzare i mezzi pubblici,  come per esempio il bus o la metropolitana, per cui avranno problemi a spostarsi e raggiungere luoghi come il posto di lavoro o la scuola.

Tutto ciò potrebbe creare un calo di autostima, che a lungo andare, può suscitare sentimenti di tristezza e frustrazione o anche una vera e propria depressione (se vuoi saperne di più clicca qui).

Come si curano gli attacchi di panico ?

La forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace è quella cognitivo-comportamentale.

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Nella terapia si utilizzano diverse tecniche tra cui:
 

  • Interventi psicoeducativi - consistono nel fornire informazioni cliniche sugli attacchi di panico, sulla loro non pericolosità e sui meccanismi che spesso mantengono e sostengono il disturbo. Uno dei primi obiettivi è aiutare il paziente a capire che gli sgradevoli sintomi fisici che prova durante l’attacco di panico sono solo una conseguenza dell’ansia. Non sono, dunque, pericolosi: nulla di quello che teme accadrà veramente;
     

  • Tecniche cognitive - permettono di modificare i pensieri catastrofici automatici (ad esempio: “Mi verrà un infarto”, “Sverrò”, “Morirò”, ecc.). Questo permette alla persona di imparare a non temere le sensazioni fisiche legate all’ansia. Non avendone paura, imparando a conviverci semplicemente e aspettando che passino, si evita l’escalation di ansia che porta al panico;
     

  • Tecniche comportamentali - utili a contrastare gradualmente la tendenza ad evitare le situazioni temute e esporre la persona alle sensazioni fisiche che lo allarmano attraverso esercizi in seduta. L’obiettivo è, quindi, quello di mettere il paziente nelle condizioni di affrontare un episodio di tachicardia o vertigine ad esempio e di superarlo senza ricorrere a mezzi di evitamento o fuga. Alla fine si impara che si tratta di episodi forse sgradevoli, ma certamente non pericolosi o mortali. E si è, quindi, in grado di affrontarli e di gestirli.
    Altra tecnica comportamentale è l'esposizione graduale del paziente allo stimolo temuto. L'esposizione può essere effettuata in vivo, ponendo realmente il paziente di fronte alle situazioni che teme, sia nell'immaginario. In genere si effettuano varie sedute nelle quali il paziente viene portato, secondo uno schema gerarchico pianificato caso per caso, a confrontarsi progressivamente con la situazione temuta. Prendiamo come esempio una persona con disturbo di panico che ha come obiettivo terapeutico quello di riprendere l’autobus per andare al lavoro. Il terapeuta inviterà il paziente a scomporre questo obiettivo in piccoli passi più facilmente raggiungibili: il primo giorno, ad esempio, il paziente andrà alla fermata del bus senza prendere il mezzo, il secondo giorno prenderà il bus per una fermata, il terzo giorno per due fermate e così via.
     

  • Tecniche di rilassamento tra cui il training autogeno e la mindfulness.

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